venerdì 1 luglio 2011

Una vergogna tutta Italiana!

E' da ieri che sono rimasta senza parole: una società italiana, della provincia di Milano, ha deciso che per affrontare la crisi non c'era soluzione migliore che licenziare solo le lavoratrici donne. Perchè? Perchè il loro tanto è un secondo stipendio, e perchè così "stanno a casa a curare i figli" e quindi non serve spendere soldi per tate e asili nido.
Direi che questi sono dei geni...voi non trovate?
Bravi complimenti...avrei solo delle questioni da porvi: se la lavoratrice è single, vive da sola e non ha figli, viene licenziata comunque? Se la lavoratrice è una madre single, viene licenziata anche lei?
E poi, questi figli li hanno trovati sotto i cavoli? Non hanno padre? Perchè per una volta non può rimanere lui a casa e la signora, che magari fa un lavoro più strategico, guadagna di più, è lei che mantiene il posto di lavoro? Forse c'è il reato di lesa virilità?
Io direi che dovremmo far conoscere la nostra indignazione alla dirigenza dell'azienda MaVib, l'azienda che ha compiuto questo scempio, per questo ho aderito all'iniziativa di mail-bombing lanciata dall'associazione Donne Pensanti. Scrivete agli indirizzi mail dell'azienda. Il testo della lettera è l'articolo 37 della Costituzione Italiana:
"La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione
."

1 commento:

  1. Aggiungerei l'articolo 3 della Costituzione:

    "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di SESSO, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".

    L'articolo prosegue sancendo come compito della Repubblica quello di rimuovere gli ostacoli alla libertà ed alla eguaglianza.
    Della Repubblica, quindi anche dei partiti che secondo l'art. 49 "determinano la politica nazionale".
    Ecco io inviterei il Pd a determinare la propria politica, e di conseguenza almeno in parte l'agenda politica nazionale, su questi temi: in altre parole, ad occupare le energie e le risorse comunicative per occuparsi delle donne che vengono "dimissionate" e che pagano il conto più salato della crisi e non delle dimissioni di B., che peraltro spontaneamente non arriveranno mai...
    Senza nulla togliere alle iniziative parlamentari (penso alla sacrosanta proposta del Pd di reintrodurre il divieto di fare firmare il foglio di dimissioni in bianco alle lavoratrici all'atto di assunzione) credo che ci voglia un surplus di inzitiva e, perchè no, anche di fantasia per portare al centro del dibattito questi temi e per fare sentire meno sole queste e tutte le donne, perchè alla fine la nostra vera sfida è questa e non la costruzione della "Santa alleanza", teniamolo bene a mente!

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