Riprendo a scrivere dopo un'estate in cui mi sono riposata e allontanata volutamente dalla cronaca quotidiana.
Ieri sera ho letto questo articolo sul Corriere della Sera. Devo dire che il contenuto non mi ha sorpreso: già il giorno dopo alla conclusione di quella che era stata un'esperienza fantastica a Firenze, la Leopolda, avevo avuto modo di dire chiacchierando con i miei amici che il duo Civati-Renzi non sarebbe durato molto. Credo che entrambi i protagonisti ambiscano ad essere il cosiddetto "maschio alfa" della nuova generazione di trentenni che vogliono un cambiamento. Hanno però una cosa che li differenzia in modo molto netto: il coraggio.
Matteo Renzi, in un momento in cui per lui sarebbe stato facile e comodo rimanere dov'era, contro tutto e contro tutti ha deciso di candidarsi alle primarie per diventare sindaco di Firenze. Pippo Civati, quando tutti gli chiedevano di incarnare la terza opzione al congresso del 2008, ha coordinato la mozione del senatore Marino. Ora in quest'articoletto Civati dice che lui continua ad ascoltare la base mentre Renzi ha cambiato amicizie e ha deciso di candidarsi alle primarie per la premiership.
E' un grave torto questo? E' così grave? Perché ambire a una posizione in cui si può davvero cambiare la situazione attuale significa non essere più dalla parte della base?
Forse Matteo Renzi è pronto ad assumersi responsabilità nuove, altri forse hanno paura di crescere.