Era il 31 dicembre 2010, l'Italia tutta aspettava il nuovo anno e una decisione sull'estradizione del terrorista Cesare Battisti. Lula, ormai ex- presidente del Brasile, alla fine decise di non estradarlo. Tutti in Italia si indignarono: La Russa, pittoresco ministro della difesa italiano - che non vede l'ora di bombardare qualcuno - minacciò: "Ci saranno conseguenze", Napolitano scrisse una lettera al presidente Lula. Ma tanto è stato detto e tanto è stato fatto che Battisti se ne sta ancora in Brasile, e le speranze poste nella neo-presidentessa, Dilma Rousseff, sono state vane. Fatto sta che Battisti si professa perseguitato, e che se ne resta in Brasile.
E per me i brasiliani hanno ragione da vendere: come si fa ad estradare qualcuno in un paese il cui primo ministro vuole far causa allo Stato che governa perchè è stato rinviato a giudizio, in cui la magistratura viene tacciata di essere l'avanguardia di un golpe? Voi veramente estradireste una persona qualunque in un paese che viene descritto così? Io no.
Neanche io.
RispondiEliminaGià!Infatti una lettera a Repubblica di qualche settimana fa esprimeva proprio le preoccupazioni riguardo una possibile estradizione che alcuni amici brasiliani avevano espresso a degli italiani in visita in Brasile, chissà come mai erano convinti che la magistratura italiana sia dedita a persecuzioni...
RispondiEliminaCiao Ilaria, che piacere leggerti!
RispondiEliminaE meno male che l'adorato premier non se ne era ancora uscito con il paragone con la DDR...
Eh già, chissà che pensano ora...
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